La lunga cavalcata in cresta di queste poco
conosciute cime, è sicuramente uno dei percorsi più appaganti e belli, con
difficoltà tutto sommate contenute, che è possibile fare in territorio di
Vallecamonica. La partenza di questa inusuale escursione avviene tra
l’altro dalla vicina Val di Scalve, consentendo di godere anche del
passaggio dalla bellissima e ormai conosciuta
zona dei Campelli. Il paesaggio è garantito e variegato, con scorci
suggestivi e contrastanti: si passa dalle aspre rocce
quasi dolomitiche del Gruppo Bagozza-Baione-Concarena, ai ghiacciai dell’Adamello, alle bucoliche e verdeggianti vallate che circondano questo
lunghissimo crinale situato a meridione della
Val Paisco. Come già detto le difficoltà sono sempre nel limite
escursionistico, solo la lunghezza del percorso (comunque anch’essa non
esagerata) necessita di un certo allenamento.
Itinerario
Una volta raggiunto il
bellissimo paese di Schilpario (Bg), bisogna oltrepassarlo seguendo la
trada per il Passo del Vivione la quale, dopo alcuni km e una dozzina di
tornanti, raggiunge presso una marcata curva la
baita Rossa e poco sopra il Rif. Cimone della Bagozza (m 1580). Nel periodo invernale la strada viene chiusa molto
più in basso, presso la località “i Fondi” (m 1200).
Sulla destra del rifugio
diparte una breve strada cementata che entra subito nel vicino bosco. Poco
dopo ci si innesta sul Sentiero
428 proveniente dalla Malga Lifretto, seguendo in pratica il facile itinerario per il Passo
dei Campelli (m 1892) e il Rif. Campione (m 1937), già presente in
questo sito. Proseguendo lungo il sentiero (CAI 159),
aldilà del Passo, si scollina in territorio
bresciano. In leggera salita si raggiunge dopo pochi minuti il Rif. Campione posto ai piedi dell’omonimo Monte
(m 2174) e della propaggine pascoliva che
verte verso il M. Cuel (m 2191). Il sentiero si restringe e diviene una
traccia che risale zigzagando in direzione del vicino Passo d’Erbigno (m 1982), caratterizzato da
un’evidente intaglio presso un roccione. Ora c’è la necessità di superare
il roccione per salire subito sul filo di cresta SW del M. Cuel: per fare
questo bisogna aggirare la roccia sulla
sinistra, calando per qualche metro sul sentierino che scende verso le
malghe di Erbigno, fino ad individuare delle tracce che su facili cenge
salgono sul crinale. Probabilmente sarà altrettanto facile aggirare il roccione sulla destra…Scavalcata
una prima elevazione, si risale ad una spalla erbosa molto panoramica e quindi si
raggiunge la vetta del M. Cuel (m 2191),
con piccolo omino di pietre e subito avanti, una
seconda Cima più o meno di uguale altezza. Per proseguire, non conviene
scendere dallo scosceso e un po’ intricato
versante E-NE del monte ma bensì, poco a destra (versante E-SE), dall’insellatura tra le due cime, per ripidi ma innocui pascoli sino alla larga
piana sottostante (Passo del Cuel) presso due pozze
d’abbeverata, spesso asciutte. Raggiuntele,
sulla sinistra si nota un sentiero che si abbassa nella vallata
antistante (Val Cornazza) mentre a destra più in basso è visibile la Malga
Cuel (m 1924), dalla quale passa il Sentiero 159 anzitempo abbandonato al
Passo d’Erbigno. Si prosegue invece dritti seguendo una labile traccia che
risale un primo ripido tratto erboso, quindi si
rasenta la fascia rocciosa soprastante per poi entrarvici seguendo un
breve canaletto. Oltre una prima elevazione,
si scende di qualche metro sino a raggiungere un
curioso catino-canale pietroso che costeggia il crinale e converge su
questo ad una seconda e poco definita elevazione: trattasi della Cima Sfandita (m 2123). Il canale pietroso lo si supera rimanendo sul
suo bordo destro! Oltre questa cima si
incontra il Passo di Tanerle (m 2127) dove un sentiero conduceva alle
sottostanti miniere. Si continua lungo la
facile dorsale pascoliva che anticipa la
Cima Tanerle (m 2194), evidenziata da un cumulo di pietre. Si continua
in cresta su una tracciolina tra le erbe e alcuni lastroni di pietre,
quindi ci si abbassa entrando nel breve ma un
poco intricato tratto di bosco, sino a raggiungere la sella della Golina di Garzeto (m 2031). Qui converge una
evidente mulattiera gippabile ed il Sentiero
159. Si riprende quest’ultimo che avanti a noi prosegue, con evidenti
segnavia, aggirando a mezzacosta un tratto dirupato. Passando sulla
sinistra di un roccione, si avanza lungo l’evidente traccia, mentre sotto
di noi in basso a sinistra sono visibili i ruderi dei minatori. Ripreso il facile filo di cresta ci si dirige
direttamente alla croce di Vetta del Monte Elto
(m 2147), al quale già si era giunti in occasione di un’escursione
ad anello, con partenza da Pescarzo.
Veramente grandioso il
panorama a 360 gradi, in special modo verso
l’alta Vallecamonica con le montagne Adamelline e verso le Orobie Bresciane. Sotto di noi a poca
distanza c’è il Pizzo Garzeto (m 2088).
Ritornati lungo lo stesso percorso alla Golina di
Garzeto, dove diparte la mulattiera
gippabile vista in precedenza, la si percorre in leggera e costante
discesa ignorando un bivio alla quota di circa 1792 metri. Ci si abbassa
ancora sino ai pressi dell’amena spianata della Malga
Vericolo (m 1707), passando sotto ad un’altra fattoria di quota 1782. Si continua sulla comoda strada sterrata per rialzarsi
verso il Passo dei Campelli (m 1892) dove
si chiude l’anello, in bell’ambiente aperto con suggestiva vista sulle
precipiti rocciose pareti del Gruppo della Cima di Baione. Dal Passo poi si
riprende il medesimo tragitto di salita
sino all’auto.
Earth File Gpx Cartografia Ingenia mappa
Partenza
|
quota
|
Arrivo
|
quota
|
dislivello
|
max
|
Tempo
|
Km
|
Difficoltà
|
Data
|
Rif. Bagozza
|
1580
|
Rif. Campione
|
1937
|
357
|
|
h. 1.15
|
4,5
|
E
|
08/10/2020
|
Rif. Campione
|
1937
|
M. Elto
|
2147
|
530
|
|
h. 2.45
|
6,5
|
EE
|
M. Elto
|
2147
|
Rif. Bagozza
|
1580
|
+190
-750
|
|
h. 2.30
|
9,0
|
E
|
|