Cima di Glere (m 2779) è una montagna poco
frequentata e poco conosciuta, situata su quella lunga e selvaggia dorsale che divide la Val Grande dalla Valle di Cané.
E’ quindi ancora quest’ultima valle che ci consente di realizzare un’altra
magnifica escursione che, sommandosi con quelle già descritte in questo
sito, può ritenersi come il completamento, escursionisticamente parlando,
degli itinerari relativi alla valle stessa. Punto di partenza è sempre Cané
o Cortebona e punti di passaggio sono il Bivacco
Valzaroten (m 2212) e il Passo di Val Cané
(m 2679). In questo itinerario si percorre un tratto del “sentiero dei camosci”, dal Passo di Val Cané
sino al crinale nord-occidentale della Cima di Glere che si risale
abbastanza agevolmente. Sin qui l’itinerario e il
panorama possono già ritenersi soddisfacenti ed è dunque possibile ritornare con lo stesso percorso dell’andata.
Se invece si vuole proseguire in ambiente
selvaggio dove non incontrerete nessuno, dalla Glere si scende nella
selvaggia e appartata “Aleta del Salvà”,
dominata dalle severe Cime del Tirlo, che
oltre ad essere uno dei più bei esempi di “Rock Glacier” dell’alta
Vallecamonica, garantisce quasi certamente l’incontro con la fauna che qui
fa da padrona: gruppi di camosci che scendono dai ripidissimi versanti
sud-occidentali delle Cime del Salvà, solitari stambecchi che si
destreggiano sui grandi massi del “ghiacciao di roccia” e anche Cervi tra il limite della nascosta
conca e i ripidi pendii erbosi sottostanti.
Se l’itinerario sino
alla Cima di Glere può considerarsi di difficoltà escursionistica o poco
più, così non è per la discesa e l’attraversamento dell’incredibile conca,
compreso il lungo e ripido scivolo di isga e
sfasciumi che dalla conca stessa raggiunge il fondo valle (zona
ponticello), che anche se non difficile, sono da affrontare con cautela e
possibilmente non da soli.
Itinerario
Partendo come di
consueto dal parcheggio di Cané
(m 1520) o da Cortebona (m
1766) come consigliato, si prosegue dritti inoltrandosi nella valle e dopo
aver superato una stalla e attraversato il torrente Fumeclo tramite un
ponte di legno, seguendo il classico percorso CAI 165, si attraversano i pascoli di Plazzo delle Casere giungendo presto al piccolo
ponticello di quota 1997 metri. Si
prosegue ora su sentiero che risale la valle
dal versante orografico sinistro, sino al bivacco Casere di Valzaroten (m 2208), che si raggiunge circa un’ora dopo la
partenza. Raggiunta la piccola struttura, il tracciato continua zigzagando sul pascolo sino a superare un
piccolo torrentello, oltre il quale il sentiero si fa più ripido e sassoso,
superando due balze sino al dosso che immette nella conca
dei Laghetti di Pietra Rossa (m 2585). In realtà uno dei
laghetti appare quasi totalmente intorbato
e d’estate sono ricoperti e/o circondati da colonie
di bianchi eriofori. Dai laghetti si prosegue sempre sul sentiero ben
segnato e indicato anche dalle frecce
direzionali, sino a raggiungere molto
presto il Passo di Val Cané (m 2679).
Al passo, le nuove frecce segnaletiche indicano solamente la direzione per il bivacco S. Occhi
in Val Grande (CAI 165B) e quello appena
percorso, per la Valle di Cané; tuttavia è risaputo che andando
verso destra, direzione nord-est si percorre
la variante 165A verso le Cime di Pietra Rossa e verso la Monticello,
mentre andando verso
sinistra in direzione sud-ovest, seguendo il
crinale e i segni bianco-rosso, si percorre il sentiero 99 (detto dei
camosci). Si seguono quindi a sinistra le segnalazioni e gli omettoni del “sentiero dei camosci”, con splendida vista sulla Val Grande. Si prosegue
grosso modo sulla dorsale, tra erba, dossi e
ometti, sempre confortati dai segnavia
bianco-rosso sino al Passo di Glere (m
2708), non indicato sulle mappe. Qui il sentiero prosegue verso le Cime del Tirlo aggirando sulla destra
la nostra meta. Abbandoniamo perciò il sentiero 99 piegando a sinistra iniziando a risalire la non difficile cresta
nord-occidentale sino alla panoramica Cima di
Glere (m 2779), da qualcuno chiamata “Cimon”.
Dalla vetta si scende per facili rocce
in direzione sud, verso le visibili Cime
del Tirlo (m 2922) sino all’avvallamento di
cresta che in sostanza divide la Cima di Glere dalle Cime del Tirlo, dove si ritrovano i segnavia del sentiero dei
camosci. Qui è necessario abbandonare la cresta dove la discesa risulta più agevole e si
scende a sinistra nella vasta conca detta
Aleta del Salvà, un anfiteatro molto selvaggio,
tra le Cime del Salvà, la Cima di Glere e le Cime del Tirlo. Probabilmente
un tempo lontano questa conca doveva essere la sede di un bel ghiacciaio.
Si supera quasi in piano, facendo attenzione ai
massi sovrastanti, la grande pietraria dove è facile incontrare stambecchi solitari, seguendo una specie di canale pietroso posto sul fondo e nell’unica direzione possibile. Si raggiunge una sella (m 2565) tra la cresta nord-est delle Cime del Tirlo e il
versante sud delle Cime del Salvà, dal quale scende un ripido e largo
canalone frequentato dai camosci. Si raggiunge così il terminale della conca e dei grossi massi e
pietre, la dove la vista può iniziare a spaziare verso il versante che ospita il bivacco Valzaroten e
sulla sottostante valle. Si scende con
attenzione sullo scosceso pendio erboso e
pietroso, naturale habitat di grossi cervi,
zigzagando dove la pendenza lo impone, sino
a raggiungere la vegetazione fatta di ontani, dove conviene tenere la
sinistra (verso le rocce) per superarla più
agevolmente. Raggiunti i pascoli, occupati
abitualmente dalle mucche, si prosegue in piano verso il ponticello di Valzaroten, sino al
sentiero percorso all’andata. Dalla Cima di Glere a Cortebona calcolare
circa 2 ore e trenta minuti.
Cartografia Ingenia mappa
Partenza
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quota
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Arrivo
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quota
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dislivello
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max
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Tempo
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Km
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Difficoltà
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Data
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Cortebona
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1766
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Cima di Glere
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2779
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1013
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h. 3.30
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E+
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24/07/2018
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